Chi di noi non ricorda la tanto odiata analisi del periodo studiata sui banchi di scuola?
Tediose ore di lezione trascorse ad analizzare la lingua italiana e le frasi che la compongono, senza capire la motivazione per la quale fosse necessario farlo. Molti di noi non hanno capito la motivazione per la quale fosse necessario sminuzzare e catalogare le parti costituenti della nostra lingua; del resto, ci chiedevamo, non è sufficiente parlare tutto la stessa lingua e far sì che la comunicazione avvenga in maniera comprensibile? Perché sarebbe necessario prendere i singoli pezzi delle frasi e tradurli affibbiando a loro un nome come “complemento di causa efficiente” o “complemento di termine”?
Durante il lavoro dell’analisi della lingua è facile che gli studenti incappino in errori d’identificazione e classificazione. Gli errori più comuni riguardano principalmente l’identificazione delle principali, delle coordinate e delle subordinate. È molto difficile per gli studenti comprendere quali parti della frase della lingua italiana fungano da reggenti e quali, invece, risultino meno importanti nella comunicazione assumendo il ruolo di subordinate.
Ahimè non sono solo questi gli errori commessi dagli studenti: molti di loro faticano a comprendere anche quali siano le parti basilari delle frasi, quelle che costituiscono la parti costituenti della lingua e della comunicazione. Durante i compiti in classe i ragazzi, sia delle scuole medie inferiori sia di quelle superiori, trovano difficoltà non soltanto ad identificare i complementi più complessi (ad esempio gli assai rari complementi concessivi, complementi di limitazione, complementi di pena, di privazione e via dicendo) ma anche i semplici complementi diretti.
La colpa di tale limite e difficoltà di apprendimento dell’analisi della lingua non è da imputare esclusivamente agli studenti. La carenza di studio ed esercitazioni non sono le uniche motivazioni per le quali gli studenti italiani trovano tanta difficoltà ad analizzare il loro stesso linguaggio. Un grosso limite è costituito dal metodo attraverso il quale l’analisi sintattica è insegnata: spesso quest’ultima è impartita come una lunga serie di complementi da imparare a memoria, senza veramente comprendere il ruolo che essi svolgono all’interno della comunicazione.
Un nuovo metodo didattico d’insegnamento della sintassi è stato proposto da Sabatini, ex presidente dell’Accademia della Crusca, in altre parole il metodo valenziale. Tale metodo prevede la rappresentazione grafica della frase, ciò al fine di fare in modo che gli studenti comprendano anche visivamente il ruolo ricoperto dalle parti della frase nella lingua italiana. Il metodo proposto da Sabatini prevede l’utilizzo di termini tratti dal linguaggio scientifico, ovvero dello studio della composizione del nucleo.
Si parla di metodo “valenziale” poiché esso considera il verbo come se esso fungesse da nucleo portante della frase; attorno al nucleo vi saranno diverse “valenze” ovvero i diversi elementi della frase che potranno essere indispensabili o meno per completare il nucleo.
Test sperimentali dimostrano come l’utilizzo della grammatica valenziale permetta agli studenti non solo di comprendere con maggiore facilità i ruoli svolti dalle diverse parti della frase nella lingua e, quindi, di compiere un minor numero di errori, ma anche di tradurre con maggior facilità gli elementi della frase italiana in lingua straniera.
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