Mastica la lingua della portata che mangi
Vi è mai capitato di andare in un ristorante di cucina etnica e non capire nulla dal menù? Sicuramente la risposta è sì. Ogni volta che si prova un nuovo locale di cucina straniera, è la stessa storia: si presenta davanti a noi un elenco di nomi che nemmeno riusciamo a leggere, tra i quali scelto un piatto a caso, ordiniamo ed infine inizio a sperare che ci venga proposta una portata perlomeno commestibile.
Ma perché non traduciamo i menù?
Perché non traduciamo gli ingredienti per quelle persone italiane che sanno tradurre soltanto alcune frasi in inglese e qualche parola in spagnolo?
La curiosità di provare cucine straniere per molti è sempre grande. Sicuramente ci attraggono molte: cinese, argentina, tailandese, messicana, indiana, pakistana, giapponese e chi più ne ha più ne metta. Solitamente giungiamo nel ristorante, con amici, conoscenti o con la nostra dolce metà, traboccante di entusiasmo per la nuova esperienza culinaria; regolarmente il nostro entusiasmo si traduce in perplessità e disillusione non appena apriamo la carta del menù. Di fronte ai nostri occhi, infatti, si susseguono numerosissimi nomi privi di traduzione, con indicati a fianco gli ingredienti ma anche questi spesso non tradotti.
Dopo un arco di tempo trascorso nella più totale indecisione scegliamo a caso o su suggerimento di qualcuno (del quale spesso ci fidiamo solo approssimativamente in materia culinaria) e ordiniamo al cameriere una portata della quale nemmeno sappiamo pronunciare il nome. Chissà quante risate si faranno i camerieri in cucina, udendo ogni giorno nomi mal-biasicati e del quale palesemente quasi nessun cliente conosce il vero significato.
Ma è davvero così impensabile riportare a fianco del nome originale una traduzione semplice e fatta su misura di chi non la conosce? Qualora il ristorante fosse gestito da noi, ci parrebbe addirittura scontata la necessità di tradurre i testi del menù. È pur vero che i piatti proposti con i relativi nomi in lingua madre paiono mantenere un fascino etnico e meno banale quanto non lo avrebbero se tradotti in italiano, ma la curiosità del cliente nei confronti della portata potrebbe essere rianimata anche proponendo a fianco delle portate la spiegazione dell’origine di esse o la modalità di consumazione nel Paese di provenienza. Il tutto rigorosamente tradotto in italiano.
Un suggerimento ai ristoratori è di fare una breve riflessione su ciò e di valutare l’idea di rivolgersi ad un’agenzia di servizi linguistici per realizzare un menù cartaceo che corrisponda alla nostra necessità e, probabilmente, di tanti altri italiani.
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